Jean-Marie Baptiste, a priest, well-known in Europe,
founder of the "The Benjamin Committee for Iraq",
movie director in "Iraq: the birth of time" and "Iraq:
journey to the forbidden kingdom", writer of
"Irak : l'apocalypse", gave in Todi (september 7, 2001)
a speech, saying that Jihad was preparing many strong
attacks in US and UK, and especially planned to hijack
a plane and crash this plane into a big city or into
some other strategic target. He also said that groups
of Jihad are ready to fire and bombing in about 30
countries.
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http://www.benjaminforiraq.org/homeGB.htm
http://digilander.iol.it/mariachiara/Benjamin.htm
http://sapiensweb.free.fr/editoriaux/1-edit24.htm
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http://www.repubblica.it/online/mondo/afg/padre/padre.html
(about his speech on september 7)
"Prima di dire che vinceremo la guerra del secolo, bisogna sapere chi si
deve attaccare. Colpire Benladen non basta, perché i terroristi sono
presenti in quasi tutti i Paesi, molti sono da cercare e catturare anche a
casa nostra. Una reazione che non si può decidere in 48 ore. Una volta che
il mostro è partito, la distruzione sarà inarrestabile. Gli estremisti
islamici sono pronti a scatenare il peggio". Padre Jean Marie Benjamin,
l'autore, nell'aprile del 2000, del volo su Baghdad che violò l'embargo
contro l'Iraq, è uno dei massimi conoscitori del mondo musulmano in
Occidente. Continui viaggi in Iraq e innumerevoli contatti nella regione
mediorientale, tanto da percepire meglio di altri le nuove dimensioni
dell'estremismo islamico.
Padre Jean Marie Benjamin, lei dice di aver avuto un colloquio con il
ministro degli Esteri, Renato Ruggiero. Come mai è stato ricevuto in un
momento di così grande tensione internazionale?
Sono stato ricevuto alla Farnesina giovedì, verso le 17, e il nostro
colloquio è durato un'ora e dieci minuti. A Ruggiero ho detto che siamo
davanti a un conflitto che non ha frontiere perché sono dappertutto. Come
colpire un nemico invisibile, come attuare una strategia di fronte a una
organizzazione invisibile e diramata ovunque? È riduttivo dire colpiamo
Benladen e la sua organizzazione, perché in questo modo si innesca il
peggio.
Una analisi inquietante, ma non nuova in assoluto. Perché tanta urgenza di
incontrare il ministro degli Esteri proprio in questo momento?
Vorrei spiegare come è nato questo incontro. Venerdì scorso, il 7 settembre,
dopo aver celebrato un matrimonio nei pressi di Todi, ho incontrato un ex
europarlamentare assieme ad altri esponenti politici e un magistrato. In
quel colloquio segnalai che negli Stati Uniti e anche sull'Inghilterra -
dove all'ultimo momento sarebbe fallita un'azione - si stava preparando il
dirottamento di un aereo per gettarlo contro un grosso centro abitato o un
obiettivo strategico. Ovviamente non ho mai saputo luoghi e tempi, ma sapevo
che i terroristi islamici avevano la capacità tecnico-logistica, gli uomini
e l'organizzazione sufficiente per compiere quell'azione.
Un colloquio dai contenuti inquietanti, che non poteva essere dimenticato.
Così qualcuno si è ricordato delle sue parole?
Esattamente. Un quarto d'ora dopo l'attentato alle Twin Towers il mio
cellulare è squillato mentre mi trovavo a Ginevra e da dove sono rientrato
per riferirne alle autorità. Giovedì, lo ripeto, ho incontrato per più di
un'ora il ministro degli Esteri, ma non voglio dire oltre.
Padre Benjamin, ci spieghi almeno che cosa sa delle organizzazioni
terroristiche islamiche.
In passato queste organizzazioni avevano una attività autonoma, senza
collegamenti con altri organismi, ma adesso hanno sviluppato un apparato
molto diverso. Il solo Benladen è collegato con oltre 70 sue organizzazioni
presenti in una trentina di Paesi; questi gruppi sono a loro volta in
contatto con circa 900 organizzazioni islamiche, presenti su tutti i
continenti e, come se non bastasse, hanno militanti a migliaia in tutto
l'Occidente. E, a rendere la questione ancora più complessa, i militanti di
queste organizzazioni sono arabi musulmani, ma c'è anche un gran numero di
volontari occidentali: inglesi, francesi, tedeschi che non hanno nomi arabi
e non sono nemmeno di religione musulmana, ma che sono pronti a sacrificare
la vita contro il loro stesso Paese. Hanno armi sofisticate e hanno pure
collegamenti diretti e indiretti con tutti i gruppi terroristici europei che
lavorano alla destabilizzazione: Eta, Ira...
Una Internazionale del terrorismo. Ma perché ritiene sbagliato colpire in
questo momento Benladen?
Benladen è solo un dito del corpo e tutto il resto continuerebbe a
funzionare, scatenando centinaia di organizzazioni diffuse in tutto il
mondo. Contro una organizzazione diramata in 30 Paesi con migliaia di
volontari, a che cosa serviranno bombe e missili intelligenti? Reagire
significa innescare una reazione a catena che porterà a colpire anche i
Paesi più moderati come l'Egitto, la Giordania e fare i conti con migliaia
di volontari in mezzo alla folla in America e in Europa. Tutte queste
organizzazioni hanno un piano da attivare nel caso in cui vengano colpite e
potrebbe essere la fine per l'Europa. Mi hanno detto: "Noi non abbiamo
bisogno di bombe atomiche, di missili a guida laser. Abbiamo sufficienti
volontari e organizzazione per reagire e cancellare l'Occidente in tre
giorni". Io ho sentito queste parole.
Non le sembrano delle dichiarazioni figlie di una propaganda esaltata?
Certo, ho pensato anch'io che possano essere delle affermazioni gonfiate ad
arte e, benché io sia considerato dai musulmani un amico, mi sono domandato
perché queste cose le avessero riferite a me. Comunque, in coscienza, ho
ritenuto di dover informare il governo di questo e anche di altro di cui
sono venuto a conoscenza. Ho informazioni molto fondate.
Luca Geronico
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